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Studio medico in condominio
Fra le tante disposizioni per contenere l'epidemia di Covid 19 ci sono contesti che non sono stati valutati, fra questi la tutela dei condòmini che ospitano studi medici all'interno dei loro edifici
A porre l’attenzione su questa situazione è intervenuta anche Rossana De Angelis, presidente dell’Anaci Roma, che sulle colonne del quotidiano Messaggero ha precisato:
«Molti studi tra quelli dei medici di base e gli ambulatori dei pediatri si trovano all'interno dei condomini: primo, secondo, terzo piano. Non tutti gli studi hanno dunque l'ingresso e l'uscita su strada. Ciò significa che i pazienti abitualmente usano gli spazi in comune sfruttati dagli inquilini che vivono nel palazzo». Parliamo degli androni, scale, ascensori e pianerottoli tanto per intenderci. «Non tutti i regolamenti condominiali sono uguali, ma in quelli più vecchi - prosegue la De Angelis - si legge proprio nelle singole schede cosa è permesso da ciò che non lo è».
In alcuni, ad esempio, si legge: «E' vietato destinare qualsiasi locale a uso sanitario, ambulatorio o gabinetto di cura per malattie infettive o contagiose». Il coronavirus rientra in questa fattispecie: è una malattia infettiva e contagiosa. In altri regolamento il concetto è sempre lo stesso: «E' vietato destinare qualsiasi unità residenziale ad uso di studio medico - anche privato - specializzato in malattie infettive o contagiose». Sul perché moltissimi condomini abbiano contemplato nei singoli regolamenti queste clausole è facile da intuire: una malattia infettiva solitamente è molto contagiosa e visitare dei poteziali infetti che transitano o sostano in zone comune potrebbe mettere a rischio residenti sani.